FERRO E CARTONE - FRANCESCO RENGA

Scrivere di Renga, oggi, non è facile, non posso parlare di lui come se parlassi di un oggetto, non è solo un lavoro in discussione, è tutto un riflesso di me, e il mio dubbio è se condividerlo o no. Aprirsi è sempre un rischio, lasciarsi andare implica inevitabilmente la possibilità di ferirsi, di non essere compresi, di essere trafitti da emozioni, sensazioni, ed essere fragili.Eppure non si può parlare di Renga come se fosse un prodotto, un cd che dura 45 minuti affrontando l'esecuzione di undici brani in maniera magistrale, e non è neanche sufficiente dire che la voce di Francesco è perfetta, pulita, assolutamente diretta e capace di colpire e di entrare dentro.Non basta, perché questo cd è molto di più, è una pagina della mia vita, è una pagina della vita di molti. Perché siamo sempre in trasformazione, nulla è statico e stabile, tutto è suscettibile di cambiamenti, di interpretazioni, di variazioni, di travagli individuali che ci fanno essere buoni o crudeli, a seconda dell'umore, a seconda della malattia che affligge la nostra anima, a seconda della solitudine che allunga la sua ombra sul nostro passato, o del sole che c'investe in pieno lasciandoci travolti dalla vita in uno stato di beatitudine paurosa…Ma parlarne, parlarne come lo vivo e come mi vive, significa affrontare un percorso doloroso, un percorso che ci costringe a guardare dentro di noi, a constatare l'inesorabilità della disperazione della condizione umana. Siamo animali solitari. Non possiamo adattarci alla vita del gregge. E non tutti sanno volare. E volare vuol dire vivere…..La prima parte della mia opinione l'avevo già scritta, e non erano le stelline a trattenermi dal pubblicarla, era un lavoro troppo doloroso, era una pagina troppo sofferta, era lacerante per me, disumanamente….Ma fosse l'ultima pagina che scrivo su questo sito, io oggi la voglio condividere. Con voi. Con chi di voi vorrà.
Scrivere di Renga, oggi, non sarà facile, perché significa scrivere di me, significa accettare di cadere preda di un intenso phatos che mi distruggerà, sconvolgendomi l'anima, infierendo impunemente sulle mie illusioni, accecando i miei obiettivi in un orizzonte oramai annebbiato, increspato dall'annichilimento della meschinità delle limitatezze umane….Eppure capita, capita a volte di trovare un cd che più degli altri parla di noi, più che a noi, e che rivela i nostri pensieri come se fossero stati carpiti e riprodotti esattamente come li abbiamo concepiti, resi più poetici e magici dalla voce passionale e intensa di Francesco, sottolineati da una musica che ne costituisce la forma, ne modella le sembianze, ne accarezza il profilo e ci aiuta a metabolizzarli, frase dopo frase. E allora iniziamo dal contrasto, dal contrasto doloroso tra speranza e abbattimento, tra il voler e il non sapere, tra il vuoto di un pensiero incandescente che brucia nella gola come un sorso di veleno. E iniziamo dal fondo. Iniziamo dal dolore profondo.Coralli.Fanno male, incidono l'anima e la trafiggono, la fanno sanguinare. Sono solo canzonette, forse, sono pagine di vita, parole scritte sopra la sabbia già da riscrivere, questa notte…. L'ultimo miraggio.Fine del viaggio.E hai sentito la sua mano tra i capelli, e quella voce che non chiama più, il suo nome si è perduto tra i coralli sopra la sabbia è già da riscrivere questa notte guardi fuori dai vetri la strada corre ricordi dimenticati siedono lì accanto a te….Coralli è il punto di rottura. Una canzone che commuove solo se sapete farvi commuovere, che vi ferisce solo se qualcuno vi ha ferito, che vi farà capire la vostra voglia di sognare solo se sapete sognare. La vita è un rischio, forse è un gioco. Io oggi mi gioco il diciassette. Ma non deve uscire. Perché i sogni, a volte, bisogna saperseli anche comprare senza chiedere il prezzo. Ma questo voi lo potete capire solo se sapete guardare oltre, se la vostra mente accetta di correre un rischio, se il vostro cuore sa concedere una possibilità di emozionarsi, di spogliarsi di tutte le ipocrisie e di guardare in faccia la realtà, magnifica, della vita.Perché dietro ad ogni canzonetta c'è un messaggio per qualcuno, perché dietro ad ogni persona normale ce n'è una speciale.E ora si volta pagina. Dimmi.Quanto è bella la voce di Renga, Cammini piano sopra le verità che dici lento come chi sa che non ha il tempo per dirle ancora un'ultima volta Ho visto le tue lacrime mentre ti gridavo voglio andarmene e adesso che sei qui cerchi le mie mani.Quanto è bella la voce di Renga, scalda l'anima, commuove intimamente, anche quando parla di riconciliazione, forse di una non soluzione, di un temporeggiamento che permette di soprassedere sulle cose importanti, lo fa con un filo di malinconia per cui c'è sempre il dubbio che non sia vero, che in fondo tutte le menzogne possano essere svelate improvvisamente, ma senza fare male, Renga ci aiuta ad accettare anche l'inaccettabile.COME MI VIENEEd eccola, un po' di rabbia, un po' di grinta, un po' di sana ribellione, sempre una fuga d'amore, sempre un po' di onesta autocelebrazione, un po' di affermazione dell'incapacità di amare. Questa canzone spara sugli uomini senza lasciare alcuna possibilità di salvezza. Gli uomini che scappano, gli uomini che sanno cosa conviene, gli uomini che non sanno restare ad affrontare le situazioni difficili. Grazie Renga, grazie per aver scritto questa canzone che, molto semplicemente, vi giustifica, nelle vostre fughe, nelle vostre latitanze, nelle vostre necessità superiori di estraniarvi perché, semplicemente, siete uomini…E noi donne allora? Non possiamo scappare anche noi? Come ci viene, come conviene, imparare a vivere anche noi pagando la nostra solitudine come ci viene, come conviene….Caro Francesco, ma credi davvero che siano tutti così gli uomini, tutti capaci di scappare senza dire una parola, senza fare una telefonata, scappare dalle cose che noi donne sappiamo dare, e cosa sappiamo dare poi, solo quello che siamo. E forse è questa la differenza. Siamo diversi. Ma non tra uomini e donne. Tra alcuni uomini e alcune donne. Però è sempre comodo potersi tenere il jolly del come conviene in tasca, in fondo siamo tutti animali solitari, prima o poi il bluff potrebbe andare male e una carta nascosta potrebbe salvarci… O no?Ferro e cartone.E ora voliamo.Io so volare. Voi sapete volare? Io so volare alto, ho due ali di meraviglioso cartone incollate con il fil di ferro nella mia ruvida schiena di ameba, e mi permettono di vedere il mondo da prospettive diverse. Volare, o solo librarsi, senza fare attenzione a non cadere giù, senza rimorso e senza dolore, senza il timore di perdermi più. La voce di Renga si libra, si libra ed emoziona quando copre le distanze in un giorno di sole, libra alta e trema, trema nell'etere, trema nell'anima, regala sensazioni, regala emozioni, vive ed esplode trionfale nel miglior stile Renghiano, promette, fa sognare, concede ancora, allieta, dona nuovi sogni da assaporare, nuove speranze in cui sperare, dona ali per volare… Tutti sappiamo volare, tutti lo possiamo fare, quello che serve è il coraggio di buttarsi. Buttarsi nel vuoto. Buttarsi di fronte a prospettive nuove. Buttarsi senza rimorsi e senza rimpianti. E questo non lo sanno fare tutti. Perché il nido, per quanto piccolo, per quanto umido, per quanto scomodo, è pur sempre una sicurezza, è pur sempre una certezza, o un investimento. Per volare bisogna avere il coraggio di lasciarlo. Solo allora si avrà la forza di tornarci, cresciuti, dopo aver vissuto ciò che solo prima si sognava. Non servono altre parole.Oggi. Oggi non ho più parole. Si sono consumate dentro di me. Le sue dicono tutto. E lui lascerò parlareVEDRAI. Vedrai, ci sarà anche per noi, il momento esatto in cui ti stancherai,le parole che non dici mai, peseranno su di te come impronte di giganti a chiuderele tue labbra
L'UOMO CHE HO IMMAGINATO…tu tieniti un sogno da spendereE prendi l'amore comunque siaChe come fa male così A volte cura(remore della mia adolescenza, in questo brano Renga mi ricorda vividamente Priviero)PREDA DEI VENTIE quando il caso mischia le carteSi cambia gioco ma tu Non potrai fare di piùSolo gridare farlo a pezzi ma Nessuno ti ascolterà… E come una foglia sarà preda dei venti…..Ecco l'amore, è tutto qui puoi solo sperare che infine ti troviMagari quando non lo cercavi ma non potrai scegliere
LO SPECCHIODimmi una bugia sperando che ci porti viaDa questa realtà di desideri in plasticaI nostri sogni nelle vetrine in venditaDOVE FINISCE IL MAREE c'è stato un tempo in cuiHo creduto non ci fosse nienteSono andato via Via dal mondoMa tutte le strade portano quaE dove finisce il mare cominceràUn altro giorno ancora il soleNelle mie scarpe nuove mi troverai seduto accanto a te….Vieni qui adesso, stringimi, se vuoi raccontami se puoi dimentica….Griderò nel vento riderò nel pianto così tu non te ne accorgerai
CAMBIO DIREZIONEL'importante è andarsene, cambiare direzione e farsi una ragioneChe quello che non sei non diventeraiFine della storia e se non hai memoria ora lo sai non mi troveraiCambio direzioneIKEBANAForse è già tardi non c'è più tempo come si faQuanti ricordi chiusi lì dentro forse saràColpa di questo vento che sbatte le porte sulle occasioni che tu non hai saputo cogliere rompe il silenzio di questo fuoco spento E VIVRAI CREDI NELLE COSE CHE NON CAMBIANO MAI TRA LE ROSE CHE CONSERVERAI SOLTANTO PER LUI PER QUEL GIORNO CHE VERRA' E LUI RITORNERA' DA TE….
Questo cd… può fare male, ma è vita.

ferro e cartone - francesco renga

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Francesco Renga mi piace tantissimo, ha una capacità di emozionare molto alta, ma anche il tuo articolo è veramente eccezionale, mi hai fatto ricordare un momento molto significativo della mia vita

Gio' ha detto...

Scrivi veramente magnificamente, ci sono frasi nel tuo articolo molto belle. Quanto a Renga, x me lui è unico...