17 marzo 1861.
Torino, Palazzo Carignano.
Promulgato con la legge n. 4671 del Regno di Sardegna, nasce il Regno d'italia:
Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d'Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861
Poche parole per stabilire un atto formale con il quale si stava prendendo una direzione chiara e precisa, volta all'unità del territorio, della gente, degli ideali degli italiani, racchiudendoli tutti in un unico stato in grado di rappresentarli e di unirli, volontà determinata dal risorgimento e dai suoi esponenti illuminati quali il piemontese Massimo d'Azeglio, il toscano Bettino Ricasoli e il federalista lombardo Carlo Cattaneo.
17 marzo 2011. Oggi, mentre la maggior parte dell'Italia appende le bandiere alle finestre per esprimere il proprio orgoglio di essere italiani, alcuni desertano le manifestazioni pubbliche a dispetto dei propri ruoli istituzionali, altri definiscono l'Inno d'Italia "sfigatello", altri provocano e non perdono occasione per dividere e polemizzare.
Oggi, mentre gli italiani appendono ai balconi il tricolore, la lega nord affigge sulle strade manifesti come questo
Dividere, cercare l'untore, cercare il capro espiatorio su cui riversare le frustrazioni di un popolo messo in ginocchio dalle manovre autodistruttive di un governo ben connivente con la lega è squallido e indegno, infima espressione di un degrado morale e di un approccio politico consapevolmente meschino.
Perchè non ci dicono invece che nel decreto milleproroghe per comprarsi una dilazione sulle quote latte non pagate dai soliti furbi - pochi ma buoni- hanno sacrificato i soldi per la ricerca sul cancro?
150 anni di Unità d'Italia, noi li festeggiamo, la lega no, inverosimile come dopo 150 anni il senso di appartenenza sia più dei cittadini che dei rappresentanti politici che dovrebbero rappresentarci, così come la presidente della Provincia di Cuneo, per esempio, Gianna Gancia, che ha disertato le celebrazioni ufficiali in quanto non condivide un prerequisito dello Stato democratico.
Concludo sottolineando di non sentirmi affatto rappresentata dalla Signora Gancia e le suggerirei, visto che non percepisce l'appartenenza allo Stato Italiano, pur accettandone i benefici che la sua carica comporta, di dimettersi e lasciare il suo posto a qualcuno in grado di apprezzare l'importanza - anche assumendosene le responsabilità - di un ruolo tanto strategico per la politica e la vita socio-culturale della Granda.
1 commento:
la riciclano dappertutto sta vignetta, l'ho vista pure qui e a Brescia ...
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