ANCHE LA QUOTIDIANITA' RICHIEDE UN PO' DI POESIA - C. BAUDELAIRE - I FIORI DEL MALE

Leggere i fiori del male significa leggere Les fleurs du mal, ossia leggere in francese, non che le traduzioni non siano buone, anzi, rispecchiano fedelmente il testo e mantengono intatta l'alchimia della musicalità, ma se riuscite a rispolverare un po' di francese scolastico, anche imperfetto, anche zoppicante, assaporate Baudelaire nella sua lingua madre, sentite le parole pronunciate secondo la sua intenzionalità prima, godete del ritmo e della musicalità nel suo trascendentale e ipnotico, primordiale, concepimento.
Quando i fiori del male uscirono furono ritirati nel giro di pochi giorni perchè accusati di oscenità, dopo un processo che costringerà tanto Baudelaire quanto l'editore al pagamento di un'ammenda, sei poesie vengono censurate e costrette al ritiro da libro.
Baudelaire nasce a Parigi nel 1821, suo padre è un sessantenne alle seconde nozze con una donna decisamente più giovane, e lo lascerà orfano all'età di sei anni, la madre si risposerà e la presenza del patrigno creerà una frattura insanabile con la sua famiglia d'origine, turbandone altresì l'infanzia e l'adolescenza.
Dopo gli studi si legherà immediatamente e per istinto naturale ad alcuni artisti, poeti e attrici, frequentando il gruppo degli hashashin, fumatori di haschish, e la famiglia cercherà di distrarlo con viaggi in africa. Ma, divenuto maggiorenne, tornerà a quella vita randagia della Parigi lussuriosa e peccaminosa, frequentando prostitute, osterie, taverne, assomoires, circondandosi di donne molto diverse, a volte anche raffinate e colte, muse ispiratrici che però, cedendo alle sue avances, si riducono a semplici donnette per la quale perde qualsiasi interesse.
Tra il suo lavoro, molte le traduzioni di Poe, alla quale si sente forse particolarmente vicino, mentre la propria massima espressione è quella delle poesie, les fleurs du mal appunto. Ed eccono, Baudelaire, lo si ritrova, oggi come allora, tra questi versi senza tempo e senza polvere, vivi e vividi oggi come allora, pungenti e provocatori, fiammeggianti e lussuriosi, evanescenti e vagamente satanici in alcuni aspetti, forse macabri, forse tristemente umani.
Tra tutte, la mia preferita, albatros, e di questa, per tutte, vi vorrei parlare, perchè l'albatros è il poeta, l'albatros è l'artista, l'albatros è colui che sa volare nei cieli più alti e profondi, padrone del vento e dominatore dell'universo giganteggia tra gli orizzonti e gli sconfinati destini del mondo, ma poi, sceso a terra, o sulla prua di una nave in mezzo al mare, tutta la sua magnificenza viene ridicolizzata dai marinai, è goffo quel corpo nato per volare alto se lo si guarda in una prospettiva di gretta quotidianeità, è piccolo quell'esserino che si lascia schernire incapace di opporre una fiera resistenza su terra come su aria.
Questo è l'albatros.
Questo è Baudelaire.
Questo il più vero tra i fiori del male.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao un saluto! passa a trovarmi!

Anonimo ha detto...

Ciao sono Alessandro.
Ti va di linkarci a vicenda?
www.beppegrillotiodio.blogspot.com
passa a trovarmi. Baci

Anonimo ha detto...

hola, grazie della visita!! scusa ma quanto scrivi??!! sabato hai postato un casino di nuovi post>!! complimenti!
ti va uno scmabio link?
fammi sapere sul mio blog ciauu

baol70 ha detto...

Albatros è davvero indimenticabile e destabilizzante