Da questo lavoro emerge tutta l'esperienza dei Metallica, le intuizioni fortunate che nel tempo ne hanno decretato il successo, il tecnicismo (oddio, ma mi addentro davvero in un discorso in cui sono evidentemente incompetente) sapiente, applicato con la moderazione di chi alla perfezione del suono preferisce ancora, tuttavia, la vibrazione dell'emozione.
Certo, il passaggio rispetto agli album precedenti è notevole, meno giovani, sicuramente meno inesperti, più consapevoli, forse per certi versi anche meno disinvolti nell'approccio delle novità, non proprio monocromatici ma con una sfumatura di carattere piuttosto ben delineata.
L'album di svolta. Ma cosa significa l'album di svolta? Insomma, non si può restare ragazzini per sempre, e forse non intendo solo musicalmente, le energie giovanili sono potenzialmente delle bombe atomiche ma vanno anche concettualizzate in un'ottica di obiettivi e di risultati, senza contare che per chi fa il metal invecchiare potrebbe essere un po' come una spada di Damocle pesantemente poggiata sul collo, ogni giorno ci si guarda allo specchio interrogandosi se davvero il look preteso dal raggiunto successo non sia diventato un po' troppo pesante, o "tardivo", e la voglia di rinnovarsi radicalmente è quasi talmente biologica che non c'è neanche bisogno di esprimerla, è la naturale conseguenza dell'evoluzione dei passaggi precedenti. E i metallica hanno dato tanto, molte le energie, molta la rabbia, molti i messaggi gridati.
Ora è tempo di evolversi. Ora la musica diventa musica. Veicolo forse più morbido rispetto ad altre produzioni, ritmi più elaborati in un ottica di modernità, il suono è sicuramente più pulito. E la voce. La voce non esprime solo più rabbia o rivolta, è il frutto della consapevolezza matura delle proprie capacità, non grida più a tutti i costi per turbare, per risvegliare le coscienze, per mostrare al mondo le realtà agghiaccianti di un mondo frenetico di valori marci, la voce divide democraticamente lo spazio con gli strumenti, non è primadonna se non deve esserlo, e gioca, gioca con le alte potenzialità del suono concesso alle corde vocali ben allenate e istruite per ottenere sempre il risultato migliore, sapendo distinguere il momento per la ribalta da quello dell'accompagnamento, concedendo le sfumature che rendono un ascolto speciale e privilegiato, offrendo personalizzazione di ogni nota, di ogni parola, di ogni singolo lamento, sempre restando ben inseriti in un ottica di unitarietà equilibrata e piacevole.
St. Anger è bello tutto, ma è un lavoro creato in un ottica unitaria, affrontarlo brano per brano forse sminuirebbe il lavoro finale e probabilmente appesantirebbe con ripetizioni, allitterazioni e reiterazioni concettuali assolutamente inutili. Non è un cd da juke box, non si sceglie il pezzo da trasmettere in radio, chi lo ascolta lo possiede interamente, e lo vive, nella sua globalità.
Pezzo dopo pezzo, nell'alternanza di suoni e ritmi con i richiami che si ripresentano, con i discorsi che vengono approfonditi, con la discorsività della voce che viaggia su livelli di sonorità sensoriali che raggiungono un livello di comprensione molto alto. Pezzi che vibrano, che si fanno apprezzare facilmente, che rappresentano la continuità ideale con un discorso elaborato nel corso degli album, di album a volte acerbi a volte straordinari, certo un'eredità di tutto rispetto questa che viene riposta in St. Anger.
Nessun commento:
Posta un commento