Per un certo periodo della mia vita sono stata quasi "ossessionata" dalle letture che riportavano la memoria alle incredibili testimonianze che narravano di campi di concentramento, di numeri "di serie" marchiati sulle braccia degli uomini come se si trattasse di animali da macello, di corpi trasparenti con l'ossatura in rilievo, e crani rasati, e denti cavati per recuperarne l'oro, e nascondigli, e latrine puzzolenti, e la conta del mattino, quella del pomeriggio, quella della sera, l'umiliazione di una divisa di carcerato, la prigionia degli innocenti, le camere a gas, le docce.... e poi, i prigionieri che andavano a caricare i corpi per buttarli nei forni crematori producevano un fumo continuo che non si poteva ignorare, eppure.....e l'angoscia per l'incredulità che il mondo dimostrava, l'angoscia per quei salvatori che non arrivavano, e la guerra, le notizie che a mala pena trapelavano, e la soluzione finale…..
Ne ho letti tanti, non li ho contati, e non saprei citarveli tutti ora, ma quello che mi hanno trasmesso è un forte senso di coscienza storica, quasi come se io, in alcune fasi della mia adolescenza, fossi stata là con loro…. Vuoi perché è l'età lirica, e allora ti immedesimi completamente nelle cose che ti appassionano, vuoi perché l'argomento è veramente di una portata umana tale che non si può passare indifferenti di fronte a quelle testimonianze di pochi sopravvissuti che ci raccontano le loro storie, storie di famiglie numerose, con genitori, fratelli, sorelle, figli, nipoti, zii, cugini….storie di famiglie completamente mortificate, annientate, distrutte, brutalizzate, uccise….
Quante persone sono morte? Quante sono sopravvissute?
E perché, perché qualcuno è sopravvissuto, mentre gli altri sono morti, tutti morti….?
Primo Levi sentiva enormemente il peso di essere "scampato" alla soluzione finale, sentiva forse la colpa per quelli che invece non erano stati abbastanza fortunati, perché la fortuna non può essere una chiave di lettura convincente per riuscire ad accettare il proprio ruolo di vivi….ma è l'unico motivo comprensibile....
In "Se questo è un uomo" e ne "La tregua" il percorso che affronta Primo Levi è un voler ripercorrere le esperienze vissute perché non vadano perse, e probabilmente, per cercare di metabolizzarle, di comprenderle, di accettarle….
Essere portatore di un messaggio enorme, e non avere abbastanza voce per farsi sentire...doveva essere un peso inaccettabile neanche per lui, che pure aveva gli strumenti per farsi ascoltare...
Non dimenticare, insegnare alla gente a ricordare....
E poi, il lavoro psicologico nel suo intimo, per riuscire a sopravvivere anche con lo spirito a ciò che lo aveva lasciato vivo solo nel corpo...E sembrava quasi che ci fosse riuscito, agli occhi del mondo, quando pubblicò "I sommersi e i salvati", un libro diverso dai precedenti in cui si riproponeva l'intento di comprendere i meccanismi instaurati per analizzarli, per evitare che quanto successo potesse accadere ancora….E allora, cosa rende un uomo un carnefice, e cosa rende un uomo vittima?
Quali sono i sistemi autoritari che permettono la realizzazione di equilibri disumani, in cui l'obiettivo primo è quello di annientare la personalità dell'altro, sottometterlo, umiliarlo, annullarlo completamente…E perché, perché le vittime non si ribellano? E perché nessuno si stupisce, nessuno si scandalizza, nessuno si oppone…..Primo Levi pubblicò i Sommersi e i Salvati nel 1986, e sembava una sorta di riconciliazione con se stesso, quasi la fine di un percorso interiore, un rasserenarsi dell'animo di chi ha avuto la possibilità di vivere ancora, senza riuscirvi….Una speranza, forse, lontana…Una speranza, forse, non sufficiente.
Primo Levi si tolse la vita l'anno successivo, e questa, secondo me, è una grande sconfitta della nostra società, che anziché sostenere l'uomo e le sue fragilità conseguenza di esperienze devastanti, ha proseguito la sua strada verso un mondo di ipocrisia e falsità, inseguendo le mode e preferendo dimenticare…..
2 commenti:
e per lo scambio link??
accetti?
Un libro profondo ed emozionante. Buona serata. Laura
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