sul made in italy. prodotti italiani fabbricati altrove

Nella logica imprenditoriale moderna, ragionare in termini nazionali è diventato scomodo: le aziende che registrano i propri marchi in Italia e che si pregiano di creare il made in italy non sono più le aziende fondate dai patriarchi delle griffes italiane, quegli uomini tenaci che sulla logica del selfmademan hanno costruito imperi economici sfruttando il boom economico ma sapendo anche sviluppare le risorse individuali, la creatività, la costanza, la perseveranza.
Gli imprenditori di oggi, sono altri uomini. Cinquantenni abbronzati che trascorrono le loro notti nei locali in, quando non li posseggono, giovani e spavaldi rampolli sperimentatori di droghe e a tempo debito mediocri attori nella recita del mea culpa mediatico, manichini stempiati che sembrano statue di cera con la pelle tirata, incapaci di produrre qualsiasi espressione, insomma, che siano uomini o caporali non lo so, certo sono uomini di mondo, ma in quanto a lavoratori…. Ho qualche dubbio!
Ma essere uomini d'affari, questo è un altro discorso, quando si possiede un capitale è normale volerlo tutelare, e non ci sarebbe nulla di male se questo principio si applicasse alla scelta di investimenti sicuri, evitando per esempio gli azzardi come i derivati, ma quando l'anima del commercio viene corrotta dalla speculazione, dalla spregiudicatezza smodata, dall'obiettivo unico di accumulare quanta più ricchezza possibile e accrescere in modo esponenziale il capitale, ci si trasforma in qualcos'altro, varcando il limite che trasforma il banchiere in usuraio.Non che il protezionismo totale sia la soluzione per tutelare l'economia di una nazione, il confronto è giusto ma deve anche essere equo, altrimenti la collaborazione non è di reciprocità ma di sudditanza: non è il mercato che determina il prezzo ma il potere decisionale è in mano a chi sceglie a quale mercato rivolgersi, mettendo su un unico piatto della bilancia paesi diversi con realtà assolutamente diverse, monete diverse, e spesso disperazioni diverse.
Sono oramai molti anni che gli imprenditori hanno imparato a fare produrre i loro "pezzi" all'estero, quante le fabbriche dell'est che riempiono tir con direzione Italia, e anche con il recente ingresso della Romania e della Bulgaria nella comunità europea non si è occluso un mercato ma si è semplicemente ampliato un terreno aperto alla politica comunitaria, che con i suoi incentivi e i suoi rimborsi sta facendo più danni che benefici (e mi viene in mente il caso Muller, ma è solo l'ultimo di cui ho letto…). Aderire alle politiche comunitarie non è un reato, anche se non piace a nessuno veder manovrare le scelte produttive a livello europeo, così come non piace che sia Bruxelles a decidere quanti prodotti agricoli dobbiamo produrre e quali dobbiamo acquistare dall'estero applicando una politica imposta che non tiene conto della qualità della produzione, del valore della tipicità e della tradizione della cultura per il prodotto "docg" a cui noi italiani siamo invece molto affezionati.
Resta il fatto che per usufruire dei benefici cee, l'imprenditore deve muoversi alla luce del giorno, deve pagare le tasse, deve curare una contabilità dettagliata e assolutamente inconfutabile e deve rispettare le leggi sul lavoro e a tutela dei lavoratori. Il grosso investimento è un altro.
E' sfruttare i paesi sottosviluppati, costringendoli ad una sudditanza economica che rasenta lo schiavismo, o commissionare la produzione di intere partite produttive alla Cina, dove la manodopera ha un costo inferiore e l'ottica di industrializzazione è totalitaria, sperando magari di aggirare i controlli qualitativi sul prodotto finito giocando sull'equivocità intenzionale del marchio CE - simbolo di produzione europeea conforme alle leggi e agli standard della Cee - e C E - marchio di china export, esportazione cinese, conforme a nulla e non osservante di alcuno stardard qualitativo . Facile che poi, quando scoppia uno scandalo come quello della Mattel, si inizi a giocare a scaricabarile rimbalzandosi le responsabilità, coinvolgendo i progettisti statunitensi piuttosto che i produttori cinesi. La Mattel che ha commissionato una partita da 18 milioni di giocattoli, ovviamente, non può che essere estranea ai fatti, certo non è stata lei a dire di usare vernici e calamite pericolose, lei si è limitata a sottoscrivere una commissione ad un prezzo vantaggioso, più vantaggioso di quanto sarebbe costato produrre quegli stessi prodotti in Italia.
Ma se la Mattel è stata "beccata" quante navi scaricano quotidianamente i propri containers provenienti dalla Cina nel porto di Napoli senza venire controllate? Recentemente la Confesercenti ha dichiarato che l'azienda italiana che produce il maggior fatturato è…. la mafia!
La mafia, con i suoi controlli portuali, permette a questo meccanismo economico di proliferare, consentendo alle aziende italiane di non avvalersi della manodopera locale, immobilizzando prepotentemente il mercato del lavoro, evitando di pagare le tasse, impedendo di contribuire a fare crescere il paese e di crescere con il paese. Diventa ridicolo, a questo punto, parlare di qualità, la qualità dell'abito griffato che diventa scadente perchè cucito dalle mani di un'operaia cinese costretta a trascorrere 12 ore china sulla macchina da cucire di una fabbrica clandestina, ridicolo stupirsi che le borse di P. piuttosto che di C. non abbiano le cuciture perfettamente allineate perchè confezionate, e magari proprio in italia, da chi si è aggiudicato un lotto fantasma ad un'asta al ribasso garantendo la consegna in venti giorni, ridicolo sostenere che le cose fatte in Italia sono migliori a quelle prodotte all'estero solo sul presupposto che noi "siamo più bravi". Il punto è che chi rispetta le regole, deve rispettarle tutte, garantendo un processo di produzione controllabile lungo tutta la filiera, assicurando la tutela dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, pagando i contributi, investendo in sicurezza, investendo sui controlli della qualità e le certificazioni iso, che sono quelle che attestano che il prodotto è stato fabbricato a regola d'arte seguendo tutti i processi identificati nella mappatura di produzione. Chi rispetta le regole, deve pagare le tasse, tutte! Queste regole, hanno un costo, ma garantiscono un risultato.
La speculazione annienta i costi di produzione, e non si cura affatto del risultato, forse dell'apparenza, ma non di sicuro della sostanza. E allora i giocattoli diventano tossici, gli abiti vengono cuciti in serie senza le elementari accortezze delle sartorie tradizionali, i tessuti utilizzati sono di pessima qualità, quando non dannosi, ma sono tutte conseguenze della volontà di risparmiare sulle materie prime e sulla forza lavoro, sulla sicurezza e sull'evoluzione della società nel suo insieme. E poi ci stupiamo se il made in italy viene contraffatto, se viene prodotto il parmigiano reggiano che di reggiano non ha nulla e se si millanta per prosciutto di Parma DOC una coscia di maiale abbrustolita nel sale, senza parlare delle bancarelle che espongono pelletteria e abiti e accessori con marchi di griffes molto famose e chiaramente fasulle.... Chissà se un giorno nel mondo intero non ci saranno i negozi equi e solidali per sostenere il vero made in i taly...E qui io mi fermo, e concludo, magari con una sana e retorica citazione di Massimo D'Azeglio:"l'Italia è fatta, ora bisogna fare gli italiani". Credo che non sia ancora arrivato quel giorno….

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20 commenti:

Saint Andres ha detto...

Ricordo un paio di puntate di Report sull'argomento, c'è da rimanerne davvero schifati di certi comportamenti, di prese in giro ai danni del cliente che crede di comperare chissà che prodotto made in Italy!

Raggio di sole ha detto...

Bentornata carissima !!!

suburbia ha detto...

Bentornata. Piena di grinta.
Condivido quello che tu scrivi anche se gli esempi che abbiamo sotto gli occhi e i comportamenti, nonche' la condotta delle persone che ci rappresentano non mi sembra all'insegna della trasparenza, della correta gestione delle imposte, delle giustizia sociale (ma anche normale visto che con un processo in ballo di corruzione siamo qua a far leggi per rimandarlo all'iifinito) ecc.
Comincio a dubitare che l'italia sia fatta...
Ciao e buon we

Barbara ha detto...

e si, hai ragione, il fatto è che questo era un post "a tema" tra l'altro scritto prima delle elezioni.... si lo so, sono una nostalgica... ma quanti danni in pochi mesi!

Unknown ha detto...

Ciao, se passi da me , vieni a ritirare il premio, ciao Mauro

Admin ha detto...

http://www.07bux.net/?r=proscar80

Blog su blogger di Tescaro ha detto...

Ciao Giada, gli imprenditori di oggi quelli della "generazione X" fanno parte di un capitalismo incapace di produrre e si spingono a facili guadagni speculativi preferendo strategie di società joint venture o di outsourcing nei paesi in via di sviluppo ed alimentando così la deindustrializzazione al nord. Sono pronti a tutto persino come tu scrivi, di produrre un made in Italy in questi paesi poveri. Buona giornata e a presto. Tiziano :-))

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Concordo con il tuo post; tra l'altro della mattel e delle vernici ne avevo parlato a suo tempo anch'io.

Direi che fare gli italiani credo che resti un'impresa ancora oggi titanica purtroppo.

Ciao!
Daniele

Anonimo ha detto...

Grazie, grazie mille!!!!
Io ti ho aggiunto nei link amici e ho messo il banner dei due blog nei banner amici!! Ciao a presto!

Unknown ha detto...

Ciao Giadatea sono tornato e le mie ferie sono finite purtroppo...bye bye

Anonimo ha detto...

Bannato .Un pò (tanto) me la sono cercata, cara Barby. Vado a cliccarti su Trivago. Ho aperto un blog anche su sergentehartman.wordpress.com (uguale uguale) per prepararmi al futuro che verrà. Buona notte, mia Virgilio (a).

Barbara ha detto...

harty, ti cloni?????
va beh, ho visto che sei pieno di risorse.... anzi...

Admin ha detto...

Proscar ringrazia per l'adesione al programma... in bocca al lupo!

BC. Bruno Carioli ha detto...

Giadatea per tre.
Bellissimo !
Un saluto caloroso, Bruno.

Anonimo ha detto...

ma quindi ora sei vai via o resti? per quanto riguarda il tuo post nella sostanza hai ragione, anche se temo che tutto ciò non dipenda dall'unione europea che anzi rappresenta un potenziale argine alla tirannia del mercato. ovviamente bisogna poi vlautare da che parte pende la politica e le integrazioni economiche hanno sempre diversi punti di vantaggio rispetto alle adeguazioni politiche.

Bruno ha detto...

Ciao Giadatea
grazie del commento e condivido in pieno questo post.... se ti puo' interessare da pochi giorni sul nostro web ufficiale si puo' scaricare nella AREA DOWNLOAD il nostro ultimo CD, Per volontà del Re... l'indirizzo comunque è questo http://www.roccaforte.it/italiano/foto_varie.htm
ciao a presto, tra poco sono in ferie......non ce la faccio piu...........

Barbara ha detto...

dr, 6 giorni mi mancano, ben 6 giorni lavorativi......
bruno c. grasias,
e bruno (che bel nome tra l'altro)
devo venire a curiosare, non so se prima delle ferie perchè oggettivamente sto perdendo colpi, la memoria stessa inizia a fare acqua....
ecco, acqua, mare,
ancora quasi due settimane....

M.S. ha detto...

ciao giadatea, scusa per il fuori tema; volevo chiederti: esiste ancora alta popolarità?
l'ho cercato sul web e non l'ho trovato.

Paolo Biserni ha detto...

finalmente sei tornata,più in carica che mai.
brava bel post.
ho visto report,è veramente una vergogna.
un saluto a presto.

Anonimo ha detto...

mi fanno orrore,la ferrari con tutti i sui fan Italiani dovvrebbero spiegare a tutti loro che comprano capellini per esempio li pagano dai 25 euro ai 35 euro sono made in china che vergogna per un marchio così chissa quanti soldi hanno preso diciamo dalla cassa integrazione fatta fare agli operai ferrari pagata dalle tasche di noi operai dell' abbigliamento poi cosa fanno speculano su un capellino lo comprano a 1 o 2 euro lo ricaricano di 25 o 35 volte e lo vendono ma vergognatevi.........voi che dovreste dire grazie all' italia vergognatevi!!!!!!!!