DR HOUSE - SE PROPRIO SERVISSE UN MEDICO


I filoni tematici delle series di maggior successo americane ripercorrono da anni le stesse strade, rinnovandosi nei contenuti in modo da proporre sempre prospettive nuove e moderne, e tra questi credo che quelli che maggiormente vendano siano, da sempre, l'ospedaliero e il legale.

Tralasciando in questa sede il legal, Dr. House si pone in maniera innovativa rispetto alle altre series dello stesso filone.
Meno sangue e meno scene raccapriccianti rispetto a quanto ci aveva abituato E.R., ha mantenuto invece la febbrilità di certi ritmi cavalcanti nei momenti cruciali, ma è sicuramente un telefilm più introspettivo e basato sul concesso di ricerca e approfondimento piuttosto che sull'analisi di tanti casi, anche interessanti, che si avvicendano tra le vite private dei medici, i veri protagonisti.

Il protagonista di Dr. House è il malato, anche se in modo molto defilato perchè l'egocentrismo del dr. Gregory House è talmente sconfinato da risultare primeggiante comunque su tutte le vicende, ma per quanto il suo carattere sia ingombrante e difficile da gestire, il medico riesce ad essere lucidamente analitico nell'analisi di ogni caso, e insegna a seguire questo metodo assolutamente scientifico al suo staff di giovani collaboratori.

Non è un uomo che esprime i propri sentimenti, a volte si intuisce che li provi, ma il suo cinismo prevarica su tutto, anche sull'efferata sdolcinatezza a cui lo vorrebbero trascinare le sue donne, stimolando in lui reazioni sempre represse che non sfociano mai in una dichiarazione....

Dr. House, paziente in prima persona, convive con una gamba claudicante in seguito ad una vicenda sanitaria di qualche anno prima, sempre assillato dal dolore, dalla necessità di assumere farmaci per tenerlo sotto controllo, strano come lui che nella vita controlli tutto, le emozioni in primis, poi sia propsio schiacciato dal dolore fisico, quello che combatte quotidianamente nella corsia del suo reparto di casi particolari, tutti quelli che ancora non hanno trovato una risposta, spesso casi che arrivano con l'ombra della condanna della morte e poi invece si svelano, nella comprensione della patologia e dunque della guarigione.

Dr. House è interpretato da Hugh Laurie, e il doppiatore ufficiale della serie italiana è Sergio di Stefano.

Altri personaggi che aiutano House nell'intrecciare vicende e nell'affrontare i casi sono il dott. James Wilson, primario di oncologia e amico di House, interpretato da Robert Sean Leonard, la Dott. ssa Lisa Cuddy, direttore sanitario dell'ospedale, donna bella e raffinata che si pone a metà tra l'amica e qualcos'altro, tra i due sicuramente alta l'attrazione, ma il gioco di ruoli e di potere li tiene ancora lontani. La Cuddy è interpretata da Lisa Edelstein.

Altra Dottoressa, Allison Cameron, giovane, buona, ingenua, vorrebbe ma.... non ha lo spessore giusto per arrivare all'arido cuore di House, è un medico intelligente ma anche lei deve ancora imparare molto, ma qualcosa lo riesce ad insegnare anche lei al suo mentore, ad avere un atteggiamento più umano e personale con i pazienti.
E' interpretata da Jennifer Morrison

Poi gli altri due componenti dello staff di House, il dotto. robert Chasem giovane figlio di un importante luminare, interpretato da Jesse Spencer e il dottor Taylor Erico Foreman, l'elemento di colore del telefilm, deciso e determinato di carattere, a volte in contrasto ma alla fine sempre consapevole delle ragioni di House.

Le puntate si svolgono con un ritmo ben scandito, non ci sono buchi vuoti o momenti di noia, dal punto di vista scientifico non sono abbastanza competente per poter confutare le storie inscenate ma sono portata a credere che siano tutte realistiche, incentrando un telefilm sulla credibilità del medico, dello staff e della location certo devono essere vere anche le patologie rare e le simulazioni dei sintomi.

Bravi gli attori, anche quelli che recitano solo piccole parti o in una sola puntata, mai occasionali ma sempre professionisti all'altezza del tenore della serie che, direi, è piuttosto alto.

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