GIMPEL L'IDIOTA - ISAAC B. SINGER
Il libro l'ho letto, l'opinione l'ho già abbozzata, e mentre mi accingo a definire gli ultimi ritocchi mi accorgo che devo anche trovare un titolo adatto.
Il libro prende il nome dal protagonista del primo racconto, e se Singer stesso l'ha scelto ad emblema di questa selezione, non posso certo trascurarlo io nella presentazione dell'opinione. Gimpel l'idiota. Gimpel come Forrest Gump. Perchè questi due personaggi hanno molto in comune, la visione semplicistica ma veritiera della vita, la solidità delle proprie convinzioni, la fermezza del proprio carattere in contrasto con le forme incerte della vita e delle considerazioni che li circondano. E così come Forrest Gump diceva "stupido è chi lo stupido fa", Gimpel si presenta a noi con queste parole «Sono Gimpel l'idiota, ma non credo d'esser stupido. Anzi.».
Il libro prende il nome dal protagonista del primo racconto, e se Singer stesso l'ha scelto ad emblema di questa selezione, non posso certo trascurarlo io nella presentazione dell'opinione. Gimpel l'idiota. Gimpel come Forrest Gump. Perchè questi due personaggi hanno molto in comune, la visione semplicistica ma veritiera della vita, la solidità delle proprie convinzioni, la fermezza del proprio carattere in contrasto con le forme incerte della vita e delle considerazioni che li circondano. E così come Forrest Gump diceva "stupido è chi lo stupido fa", Gimpel si presenta a noi con queste parole «Sono Gimpel l'idiota, ma non credo d'esser stupido. Anzi.».
Attraverso le sue narrazioni Singer ci vuole rendere partecipi di quelle voci popolari che l'hanno accompagnato fin dalla nascita, storie e leggende incredibili che hanno animando quella cucina, fulcro della famiglia, dove il padre, rabbino, elargiva i suoi verdetti, dove la madre cucinava e lui e il fratello maggiore Israel studiavano. Una cucina come potevano essere le cucine dell'inizio del secolo scorso, senza acqua corrente, illuminate la sera dal bagliore di tremule candele, scaldate dalle stufe a legna dove si cucinavano i pasti, un solido tavolo in legno, e sedie in abbondanza, per fare accomodare gli ospiti. Isaac Baschevis Singer, piccola premessa, nasce all'inizio del 1900 a Radsymin, in Polonia, visse spostandosi tra piccoli e sperduti paesini polacchi e i quartieri yiddish di Varsavia fino al 1935, quando emigrò in America.
Il padre era un rinomato rabbino ed era considerato un'istituzione della comunità, a lui erano attribuiti compiti religiosi ma anche giuridici, a lui competeva l'interpretazione dei testi sacri, lui era legittimato ad esprimere pareri e a indicare le direttive su ogni quesito che la vita quotidiana potesse porre. Ne Isaac ne il fratello seguirono le orme paterne, nonostante le ambizioni e i progetti della famiglia, ed entrambi divennero scrittori, il fratello maggiore Israel fu anche presidente del Consiglio ebraico mondiale. Due voci che hanno contributo fortemente a fare conoscere aspetti differenti di una cultura che ha vissuto nell'occhio del ciclone per tutto il corso del secolo scorso.
Nel 1978 gli fu conferito il premio Nobel per la letteratura; ampia la sua bibliografia che spazia dai racconti ai romanzi ad articoli giornalistici, tutti sempre scritti in yiddish e successivamente tradotti per circolare nei vari paesi del mondo. Emigrato in America, dove viveva tra New York e Miami, vi morì nel 1991.
I racconti che Singer ci propone in questa raccolta sono tutti fortemente ispirati a quelle leggende antiche, quasi ortodosse nella loro quintessenza, che caratterizzano, o caratterizzavano, un certo modo di intendere la religione e il fato, Dio e i demoni,fato, Dio e i demoni, una sorta di visione medioevale che è sopravvissuta immutata nel tempo. Ho sempre pensato che nella cultura ebraica il libero arbitrio fosse il metro di giudizio adottato, ma il panorama che emerge leggendo questo, come altri libri di Singer, è un territorio contraddittorio, fatto di interpretazioni non facili, dove i testi sacri vengono studiati con meticolosa e religiosa abnegazione, e da questi si traggono poi le chiavi di lettura per ogni altro quesito straordinario o ordinario che la vita possa proporre.
Essendo Singer uno scrittore, e di quella frangia più progressista che ha contribuito al rinnovamento di una generazione in un momento storicamente difficile, questi racconti possono aiutare a comprendere la visione statica di un popolo, per capire come hanno vissuto per secoli, indipendentemente dalle scoperte tecnologiche e culturali che possono averne facilitato la vita.
I racconti sono tutti popolati da spettri e creature diaboliche, ma lo scenario che li accomuna è una sorta di sfondo senza tempo, per cui gli eventi narrati potrebbero essere accaduti cent'anni fa o cinquecento, o magari mille, e più probabilmente l'arco di tempo in cui si sono presumibilmente svolti è proprio quello che si perde nelle fondazioni delle città più antiche, nei libri della comunità che venivano riempiti sistematicamente con gli avvenimenti degni di nota, a partire con la cosiddetta prima pagina che significava un nuovo insediamento abitativo.
Una cultura lineare, sempre fedele alle proprie regole e tradizioni, assuefatta a comportamenti abitudinari tramandati da padre in figlio, da madre in figlia, di generazione in generazione, a vivere sempre nella stessa casa, sempre con gli stessi mobili e suppellettili, a esercitare sempre con la stessa professione.
Una cultura lineare, sempre fedele alle proprie regole e tradizioni, assuefatta a comportamenti abitudinari tramandati da padre in figlio, da madre in figlia, di generazione in generazione, a vivere sempre nella stessa casa, sempre con gli stessi mobili e suppellettili, a esercitare sempre con la stessa professione.
Realtà e fantasia si confondono in amplessi apocalittici, e Singer si diverte a scomodare i nomi di tutti i demoni e i diavoletti che probabilmente ha conosciuto durante gli studi infantili, e si diverte a farli amoreggiare con gli umani, per corrompere giovani e pie ragazze, o attempate e ancora più pie zitelle.
Vero che anche la cultura ebraica si dimostra, esattamente come tutte le altre tradizioni e culture del passato, molto propensa a discreditare le donne, dipingendole con tinte acquarellose che non sottolineano grandi caratteri ma piuttosto grandi debolezze, ma c'è da dire che anche agli uomini non viene riservato un destino migliore. In fondo ogni personaggio di questi racconti è innanzitutto vittima di se stesso, delle proprie smanie, dei propri limiti, delle proprie ambizioni, e naturalmente dell'incapacità di resistere alle tentazioni.
Vero che anche la cultura ebraica si dimostra, esattamente come tutte le altre tradizioni e culture del passato, molto propensa a discreditare le donne, dipingendole con tinte acquarellose che non sottolineano grandi caratteri ma piuttosto grandi debolezze, ma c'è da dire che anche agli uomini non viene riservato un destino migliore. In fondo ogni personaggio di questi racconti è innanzitutto vittima di se stesso, delle proprie smanie, dei propri limiti, delle proprie ambizioni, e naturalmente dell'incapacità di resistere alle tentazioni.
Questi diavoli che vengono e pizzicano pungendo nel vivo non sono altro che riflessi della coscienza umana, rappresentata tramite le parafrasi che una religione molto curiosa ha voluto plasmare durante millenni di studi e di spiegazioni, arricchendoli di aneddoti e di dettagli per poterli meglio affiancare alle esperienze umane.
Gimpel (l'idiota) è il primo personaggio che conosciamo affrontando la lettura. Un uomo buono, ma stupido. Un credulone, che vive intelligentemente la sua condizione di stupido, tutti lo prendono in giro perchè abbocca ad ogni bugia assurda che gli viene raccontata eppure se lui mettesse in discussione ciò che gli viene raccontato dovrebbe etichettare gli altri come bugiardi, e sostenere una tesi che lo vedrebbe solo, opporsi contro tutta la comunità. Allora decide di credere, e di credere a tutto. Il paese lo spinge a unirsi in matrimonio con una ragazza che vive ai margini della società per la sua dubbia reputazione, e lui domanda alla ragazza e al paese stesso se la giovane sia illibata, perchè questa è la condizione richiesta dalla sua religione per poter stringere un contratto di matrimonio onesto.
Tutti lo rassicurano sull'integrità della ragazza, la giovane invece di fornire, come sarebbe costume, una dote per il matrimonio la pretende, e i due si sposano, andando a vivere con il ragazzino che il paese definisce fratello, ma che è già un figlio di una precedente unione. Come regalo di nozze i due ricevono anche una culla, che poche settimane dopo sarà già occupata da un nuovo neonato. Di nuovo lui obietterà, ma la donna protesterà la sua innocenza, e ancora lui le crederà, attribuendosi la paternità di quel bambino e di tutti gli altri che nel futuro la moglie metterà al mondo, senza mai avere rapporti sessuali con lui.
Gimpel, da dipendente con gli anni diventerà padrone del forno, e quì trascorrerà tutta la settimana, rincasando solo per il sabato, mantenendo e facendo da padre a tutta la famiglia, senza il sospetto di essere stato preso in giro, senza il dubbio di non essere il padre dei ragazzi.Poi, in punto di morte, la moglie vorrà pulirsi la coscienza, e confesserà a Gimpel di averlo sempre ingannato, ammettendo che il padre dei suoi figli non è lui.
Gimpel, sconvolto dalla notizia, di notte sognerà un diavolo che gli suggerirà di vendicarsi delle angherie subite dagli abitanti di tutto il paese nel corso degli anni, contaminando il pane con l'urina. Svegliatosi, in preda alla frustrazione, asseconderà quel pensiero diabolico urinando sulla pasta del pane, ma riaddormentatosi sarà proprio la defunta moglie a comparirgli in sogno, e il vederla tormentata nell'aldilà per i peccati commessi contro di lui, lo farà ravvedere e lo costringerà a prendere una decisione risolutiva.
Seppellito il pane contaminato, onde evitare che nessuno potesse mangiarlo, prenderà il suo fardello per partire, pellegrino nel mondo, e terminare la sua lunga vita da vagabondo, di paese in paese, di sinagoga in sinagoga, raccontando storie ai ragazzi e vivendo di elemosine.
Questo radicale cambio di vita rappresenterà per lui la liberazione, finalmente sciolto dai vincoli che lo costringevano a sottomettersi allo sgradito compito di scemo del villaggio, finalmente affrancato anche dai legami famigliari a senso unico che per anni l'avevano costretto a vivere nella menzogna, si spoglia di tutto per recuperare la sua integrità e il suo ruolo nel mondo. E di notte, sempre sognerà la moglie, questa volta bella come neanche in vita era stata, buona e dedita a lui, concreta come se fosse viva, reale e presente pur solo nei sogni, e finalmente Gimpel avrà la moglie che invano per anni aveva desiderato.
Tutti lo rassicurano sull'integrità della ragazza, la giovane invece di fornire, come sarebbe costume, una dote per il matrimonio la pretende, e i due si sposano, andando a vivere con il ragazzino che il paese definisce fratello, ma che è già un figlio di una precedente unione. Come regalo di nozze i due ricevono anche una culla, che poche settimane dopo sarà già occupata da un nuovo neonato. Di nuovo lui obietterà, ma la donna protesterà la sua innocenza, e ancora lui le crederà, attribuendosi la paternità di quel bambino e di tutti gli altri che nel futuro la moglie metterà al mondo, senza mai avere rapporti sessuali con lui.
Gimpel, da dipendente con gli anni diventerà padrone del forno, e quì trascorrerà tutta la settimana, rincasando solo per il sabato, mantenendo e facendo da padre a tutta la famiglia, senza il sospetto di essere stato preso in giro, senza il dubbio di non essere il padre dei ragazzi.Poi, in punto di morte, la moglie vorrà pulirsi la coscienza, e confesserà a Gimpel di averlo sempre ingannato, ammettendo che il padre dei suoi figli non è lui.
Gimpel, sconvolto dalla notizia, di notte sognerà un diavolo che gli suggerirà di vendicarsi delle angherie subite dagli abitanti di tutto il paese nel corso degli anni, contaminando il pane con l'urina. Svegliatosi, in preda alla frustrazione, asseconderà quel pensiero diabolico urinando sulla pasta del pane, ma riaddormentatosi sarà proprio la defunta moglie a comparirgli in sogno, e il vederla tormentata nell'aldilà per i peccati commessi contro di lui, lo farà ravvedere e lo costringerà a prendere una decisione risolutiva.
Seppellito il pane contaminato, onde evitare che nessuno potesse mangiarlo, prenderà il suo fardello per partire, pellegrino nel mondo, e terminare la sua lunga vita da vagabondo, di paese in paese, di sinagoga in sinagoga, raccontando storie ai ragazzi e vivendo di elemosine.
Questo radicale cambio di vita rappresenterà per lui la liberazione, finalmente sciolto dai vincoli che lo costringevano a sottomettersi allo sgradito compito di scemo del villaggio, finalmente affrancato anche dai legami famigliari a senso unico che per anni l'avevano costretto a vivere nella menzogna, si spoglia di tutto per recuperare la sua integrità e il suo ruolo nel mondo. E di notte, sempre sognerà la moglie, questa volta bella come neanche in vita era stata, buona e dedita a lui, concreta come se fosse viva, reale e presente pur solo nei sogni, e finalmente Gimpel avrà la moglie che invano per anni aveva desiderato.
La scelta della vita da mendicante rappresenta spesso, nei racconti di Singer, una sorta di redenzione estrema, l'ultima possibilità di vivere la vita senza peccare, accettando la crudeltà di un destino avverso, ripudiando le tentazioni e il male.Un racconto leggermente diverso dagli altri, e forse anche più interessante da un punto di vista storico, è quello dei piccoli ciabattini. La saga di una famiglia che in una decina di generazioni è vissuta onestamente, tramandandosi la professione e la vecchia casa. Di padre in figlio, tutti ometti piccoli di statura, buoni e giusti, tutti i nomi della famiglia che ciclicamente si ripetevano e venivano riproposti ai nuovi nati. Fino al nostro protagonista e ai suoi sette figli. Tutti, come i loro antenati, impararono il lavoro del ciabattino, e pure non furono lesinate attenzioni per gli studi. Il figlio maggiore, anche lui di nome Gimpel, decide però di interrompere quella catena di tradizioni che vede la sua famiglia ancorata nello stesso paese senza prospettive da centinaia di anni per andare in cerca di fortuna in America. Il padre si sente ferito da un simile tradimento, ma acconsente comunque considerando ormai quel figlio "perduto" perchè magari tentato da altre correnti religiose. Gimpel dall'America scrive, e manda anche le foto del suo matrimonio. Tutti restano impressionati nel vederlo sposato ad una elegantissima principessa. La moglie in realtà è una ragazza normale, anche lei emigrata, una sarta, ma lo scontro tra le due diverse culture, tra il paese dove non ci sono le latrine e le strade sono sporche di escrementi e l'America, terra di promesse e di prospettive è impari, e tutti i figli, uno alla volta, partono per raggiungere Gimpel. Il padre resta vedovo, e i tempi diventano sempre più grigi. L'unico sostegno che ha, è il suo lavoro, anche se nonostante la sua professionalità i clienti mancano, i contadini non vogliono più servirsi di un calzolaio ebreo. Crede infine che la fine del mondo sia giunta, udendo un boato assordante, ma non era il suono del corno che annunciava il messia, erano le bombe, era la guerra, era la distruzione. Vecchio e solo è l'unico in paese ad avere la prontezza per prendere un piccolo fagotto e i risparmi, e abbandonare la casa che, subito dopo, crolla sotto il peso dei ricordi accumulati nel solaio polveroso. La ci sono i suoi avi. Ma lui si rimette in viaggio, e grazie ai suoi risparmi molti riescono a raggiungere la Romania, e da qui i figli riescono a contattarlo tramite il consolato, e a farlo imbarcare. Dunque, vecchio e mentalmente provato, raggiunge i figli, dove vive nel disagio di chi non sa adattarsi alla novità finché in un armadio non scopre i suoi vecchi strumenti da lavoro, e ricomincia a lavorare, insegnando la professione ai tanti piccoli nipoti. Sarà proprio il legame con il suo lavoro ad aiutarlo a ritrovare il rapporto con i figli, finalmente riuniti come tante volte aveva sognato. Singer è uno scrittore molto abile, moderno nelle forme e innovativo nei contenuti, erudito nelle sue innumerevoli citazioni e astuto negli accostamenti e nei discostamenti, nulla è lasciato al caso, ogni particolare è voluto e significativo. Tramite la sua scrittura ho conosciuto molti aspetti sulla vita e sulle abitudini ebraiche, comprendendo meglio motivazioni e radici che, storicamente, rappresentano un tassello importante nello scenario politico, economico e culturale mondiale. I suoi libri immergono il lettore in atmosfere surreali, ponendolo al confine tra incredibile e incredibilmente vero, tra mito e leggenda, tra consapevolezza e fatalismo.
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2 commenti:
è molto meglio le opinioni nel blog; ci mettiamo le foto, i video e tutto ciò che vogliamo e cosa ancor più bella, nessuno ti tortura o ti minaccia xke lo hai votato inutile, ma te ovviamente meriti una corona!
davvero interessante
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